La Fondazione Einaudi, tramite l’Osservatorio Libercim, ha condotto una ricerca sui consumi legati alla pratica del File Sharing cioè la condivisione di file all’interno di una rete comune. Sono stati analizzati 1600 utenti italiani tra i 15 e i 54 anni suddividendoli in tre categorie: i «non downloader», coloro che non scaricano contenuti digitali da internet, i «downloader pay», coloro che scaricano contenuti a pagamento, i «downloader free» coloro che scaricano contenuti digitali in modalità free, ovvero tramite file sharing.
Il risultato, abbastanza intuibile, è che la maggioranza degli intervistati che scarica musica e video dalla rete, li scarica solo in forma gratuita da altri utenti, ossia con strumenti peer-to-peer (p2p). Il 67% degli intervistati ha ammesso, invece, di non scaricare contenuti da internet, mentre sono il 25% coloro che si dichiarano ‘downloader free’. Buona parte di questi ultimi surfer (il 43%) sono studenti tra i 15 e i 24 anni che usano il web da meno di 5 anni e si considerano utenti con capacità di base. Il 53% dichiara di usare il p2p solo per comodità mentre solo il 37% ammette di prediligerlo perché gratuito. I “downloader pay’, (il 7% dei utenti analizzati), invece, sono per la maggior parte utenti esperti, che usano internet da più di 5 anni, disposti a pagare per avere musica e video di qualità. Anche se il prezzo che sono disposti a sborsare per un cd di qualità non supera i 50 centesimi e comunque ‘preferendo salvare durevolmente la copia sul proprio computer’. Per un video la cifra si aggira tra uno e due euro.
Tra i software più utilizzati spicca Emule con il 51% di scelta sul campione. Al secondo posto si posiziona, con il 25%, WinMX anche se ormai obsoleto, seguito da Kazaa al 13%. Nel nostro paese, nonostante il successo internazionale, non ha ancora fatto breccia il client opernsource BitTorrent che viene utilizzato solo dal 3% degli italiani.